lunedì 19 ottobre 2015

Settembre. Passo e chiudo.

(nota pre-lettura: carissimi, non sono così rincoglionita da non sapere di essere ad ottobre inoltrato. Il post in questione è stato partorito proprio a settembre, fidatevi. Che poi capirete.)




Un anno preciso è passato dall’ultimo post in questo blog.

Ed è di nuovo settembre.
Ma ‘sta volta, è quello giusto.

Sono successe tante cose in questo 2015; dopo anni di piattume forse avevo qualche arretrato da riscattare, fatto sta che niente, le cose per fortuna sono andate così: senza nemmeno accorgertene hai smesso di fumare, hai traslocato, hai comprato casa, la tua migliore amica ti ha detto di aspettare un bambino, ti sei sposata, hai riso, hai avuto paura, hai corso tanto ed ora, che  è di nuovo settembre, le novità non smettono di concatenarsi, in un incessante e piacevolissimo turbinìo di emozioni che quasi hai paura a dirlo ad alta voce, che sei felice, perché finalmente questo è il sapore del settembre che hai sempre sognato.

Dal primo settembre ho dato le dimissioni.

Pajjjura eh?!?!?

Macchì?? Proprio te che, da buona precaria ti struggevi per arrivare al posto fisso, ora molli??

Eh, si, proprio io.

Che l’indeterminato me l’avrebbero fatto a gennaio eh, ha sottolineato la mia capa quando l’ho chiamata per dire che sarei andata via.

E quindi? Hai trovato un posto più figo dove finalmente ti senti appagata e libera di fare quello che ti piace e, magarimagari, pure legato a qualcosa che hai studiato???

Ma chi, io?!? Nooooo!

E allora?!??!?

Allora, carissimi, sono lieta di annunciarvi che, da un ancora imprecisato giorno di ottobre, io e il novello marito ci trasferiremo a Houston per iniziare una nuova avventura (anche quella rigorosamente a tempo determinato, sia ben chiaro, che noi si è recidivi)!
E, proprio per l'occasione, ho anche in mente di aprire un nuovo blog, così da farvi viaggiare insieme a me per un altro paio d'anni....e poi chissà!

L'unica cosa è che, come ho scritto poco fa, dirlo ad alta voce fa quasi paura.

Mi sa che aspetto a pubblicare questo post.
Giusto un altro pò.

E in ultimo, importantissimo!, ecco a voi il nuovo link del blog, nella speranza di avervi con me anche per questa superimpresa d'oltreoceano:

Good Morning, Houston!

Vi ho detto tutto.

Passo e chiudo.

lunedì 15 settembre 2014

40_wake me up when september ends: il crollo delle aspettative in una settimana di aspettativa forzata

Come un bambino bastardo che ti distrugge il meraviglioso castello di sabbia che avevi appena finito di costruire.











Ecco cosa sei per me, settembreduemilaquattordici.
Uno stronzo, ingrato, inutile mese.
Sei come tutti gli altri.
Sono sempre io che mi faccio illudere, che spero in te, che tu possa finalmente arrivare e rendermi felice, settembre del cazzo.
E invece no.

Delle mie aspettative un tantino alte sul mese in questione ne avevo parlato giusto l'anno scorso proprio qui, nel caso ve lo foste perso.

E ora ci risiamo.
Lui è arrivato, io ci ho sperato, e, alla fine, nulla è cambiato.
Ma non solo, a 'sto giro sembra che mi voglia proprio prendere per il culo.

Se dal disastroso punto di vista lavorativo sono al punto che il mio contratto è scaduto l'altro ieri e ora sono licenziata-a-tempo-determinato (giusto quello stacco imposto di una settimana per redigere un nuovo gratificante contratto di successo), è il resto che mi ha destabilizzato.
Cosciente del fatto che nulla di buono potesse avvenire su quel fronte (attendo il miracolo accendendo cerini e aprendo finestre su finestre da macromotori di ricerca), avevo deciso di investire il mio tempo nel fare qualcosa che mi desse un minimo di gratificazioni.

Il mio nuovo proposito per l'autunno era il corso di francese.
Stavo addosso al sito dei corsi di lingua in comune (gli unici che mi posso permettere) da mesi.
Mesi.
Perchè 'sta volta sarei arrivata per tempo, giusta per iscrivermi al test d'ingresso e iniziare la mia nuova avventura settembrina.
Poi, a fine agosto, finalmente, come un miraggio, eccole: le date per iscriversi ai test.
Bene, mi dico, in vista della mia settimana di licenziamento, mi metterò lunedì 15.
Prenotazione avvenuta con successo.

Successo. Yeah!
Questa sì che era la parola che volevo sentirmi dire da settembre.

Come ormai sarete abituati a prevedere, l'entusiasmo è durato poco.
Settimana scorsa mi chiama una tizia.
"Signora Marta?!"
Minchiacazzo sììì! Sono io!!!
Propostona bomba?!
"Chiamo dal comune di Milano..."
Prevedibile, ma occhèèi.
"Mi dica..."
"Ehm, purtoppo volevo avvisarla che il suo test è stato annullato".
"..." "...ma...ma come??????!!!!"
"Eh si, sa, abbiamo già raggiunto il numero sufficiente per fare le classi con i primi test d'ingresso, e poi tutti si sono affrettati a pagare l'iscrizione, per cui...eh, niente, non c'è più posto".
Avrei voluto mandarla affanculo, ma ahimè, non sono il tipo (uno dei miei difetti principali.
Me lo ricorderò se mai avrò un colloquio in cui mi chiederanno, tra le domande più imbecilli, di elencare i miei pregi e i miei difetti. "Al primo posto dei miei difetti metto che non so mandare affanculo le persone quando mi fanno incazzare, perchè se no, a questo punto, cara la mia recruiter, sarei il TUO capo".
Il tutto fissandola con gli occhi pieni di sangue e minacciandola con l'indice).

Oh, scusate. Le solite parentesi divagazioni-mentali. Ma, anche a queste, so che sarete abituati.

Beh morale, niente da fare, perchè "...da che mondo è mondo, chi prima arriva, meglio si accomoda".
Brucia, vacca!

E quindi, niente corso di francese, rimbalzata anche lì, ma ammè chemmenefrega, tanto io il libro già ce l'ho (comprato tipo a febbraio), e me lo faccio da sola. Tiè.

Ci sarebbero anche altre cose che potrei raccontarvi, tipo l'essere stata rimbalzata (più volte!) da agenti immobiliari. Ma fa troppo ridere, perchè solo io, sooolo io, posso venir rimbalzata da un agente immobiliare. Bah.
E poi non vorrei oberarvi di post, ultimamente immagino non riusciate a starmi dietro...ehhhhsssì!

Vabbè, facciamo che ci risentiamo ad ottobre, che è meglio.


giovedì 12 giugno 2014

39_corsa al concorso: rimbalzi pubblici/1

Cinquemesi.

Che, anche scritto tutto attaccato, non rende per niente l'idea di quanto tempo sia passato dal mio ultimo post.
Pensavate mi fossi rifatta una vita strusciandomi contro turgidi e coloratissimi palloncini (37_soffia che ti passa!), fatto del cash facile e fuggita verso spiagge caraibiche e ciaovaffanculo, vero?!?
E invece no, sono ancora stronza quanto prima: cinque mesi durante i quali nulla è cambiato,  se non il fatto che la scadenza del mio contratto si sia avvicinata paurosamente, ed ora siamo a -2. Mesi.
Ma vabbè.

Dopo questo noiosissimo (ma doveroso, data la latitanza) preambolo, veniamo a noi.
Che giusto giusto mi sono venute in mente un paio di esperienze da raccontarvi e sulle quali non si scherza un cazzo: parliamo di concorsi pubblici.

Agganciandomi all'ultimo post, 38_500 giovani per la cultura, bando a cui, per ovvi motivi, non mi sono nemmeno iscritta, oggi vi racconto due perle di concorsi a cui ho partecipato, da aggiungere con orgoglio al firmamento di rimbalzi avuti in questi miei gioiosi anni da disoccuprecaria.

Il primo risale ad un sacco di anni fa, non ricordo esattamente che anno fosse, forse attorno al 2009/2010, ed ha avuto luogo nella mia amata città natia.
Si, c'è dell'impercettibile ironia.

Il comune aveva indetto un concorso per un posto nella commissione della cultura, relativo all'organizzazione e alla progettazione di mostre ed eventi culturali.
Con un master fresco fresco sotto l'ascella, l'entusiasmo ancora ai picchi storici e tanta, maaa taaanta beata ingenuità (senza dimenticare la pressione esercitata dalle figure femminili della famiglia, madre in primis), mi sono iscritta.
Ricordo di essere arrivata con largo anticipo (maddai?!?) davanti alla sala deputata ai colloqui.
Che sì, niente scritti, tàààk, due chiacchiere e via.
E di essere stata due ore a fissare i nomi dei convocati.
Eravamo in cinque.
Solo cinque.
Cinquecinque per davvero.
Eh beh, miiiiinchiaaaa! Mavvvveramente?!?!?
Io mi vedevo già in tailleurino precisino e sorriso gommato a dirigere gli spostamenti dei manovalanti che trasportavano in piazza un Caravaggio originale, gentilmente avuto in prestito, grazie alle mie rinomate doti di contrattatrice, nientepopodimenoche dal Louvre...

Arriva poi una ragazza, e un ragazzo, di cui non ricordo nulla.
Lei invece aveva la mia età, e un sorriso timido, come il mio.
Ci salutiamo e ci scambiamo qualche impressione: la cosa ci sembra parecchio strana.
Ma l'emozione da pre-colloquio dà un pò alla testa e tutto, comunque e sempre, sembra piuttosto surreale...

Entra il primo ragazzo.
E rimaniamo io e lei, fuori.
Si perchè, degli altri due che sarebbero dovuti essere lì con noi, nemmeno l'ombra.

Dopo un quarto d'ora dall'inizio, sentiamo in lontananza un tacchettìo nervoso che rimbomba nel corridoio quasi a far tremare i vetri alle finestre.
Qualcuno era in ritardo.
Quel qualcuno si ferma a 10 passi da noi. E noi non ci possiamo credere.
E' la tizia che mancava all'appello!
Tacco dodici, vestiva il tailleur in cui mi ero immaginata poco prima, solo che a quello, aveva abbinati un sacco di accessori très chic, dei quali io ignoravo l'esistenza.
Borsa firmata alla mano, espressione scocciata e per nulla intimorita, sbuffa appoggiandola a una sedia, senza degnarci di un'occhiata.

Mi giro alla ricerca dello sguardo complice della mia compagna di sventura, ma non la trovo, e mi rendo conto solo in quel momento che l'evevo persa, era già dentro.

Io avevo capito tutto, ma la mia comparsata doveva ancora andare in scena.

Del colloquio non ricordo molto, anzi sì, una cosa me la ricordo bene.
Qualcuno mi aveva chiesto che cosa c'è alla base dell'organizzazione di una mostra.
Io ricordo di aver risposto una cosa del tipo "la necessità di divulgazione della cultura".
Potessi, andrei indietro nel tempo e mi abbraccerei, dalla tenerezza di questa risposta tutta ideali e ammmore.
Risposta sbagliata, by the way.
La risposta giusta erano i soldi.
"Signorina...ma senza soldi le mostre non si fanno!"

Whatever.

Com'è andata a finire?

Voci di corridoio parlavano di una tizia che già collaborava col comune da anni, senza mai essere stata assunta.
Una straziante storia di precariato, insomma. Si...mavaff....!
E come si fa ad assumere una persona in comune?
Si fa un concorso del cazzo!
YEEEH!!!

Comunque, tengo a precisare che, nelle graduatorie (ma si può parlare di graduatorie con quattro nomi?!?!!?), io, sono arrivata seconda.

E non c'è niente da ridere.


sabato 4 gennaio 2014

38_500 giovani per la cultura: il bando per giovani allo sbando

Età inferiore ai 35 anni.
Ok.

Voto di laurea minimo: 110.
E sticaaazzi.
Ma comunque, pure questo, ceeeeelo.

Posti ricercati: 500.
Apperòòò!

Ambito: cultura.
Digitalizzazione del patrimonio culturale i-ta-liia-no. Va letto bene scandendo "italiano" un pò alla fascio, che fa più serietà.
Maddaiiii?!?!

Ragazzi, basta, è fatta.
Adesso vi saluto col manino, faccio il mio concorsino al MiBAC che, su 500 posti, magari questa volta ce la si fa. Si, dai, ce la si fa.

Vado sul sito.
Leggo il bando.

Se vedete rotolare qualcosa dalla finestra sono le mie mammelle, cadute al suolo, rovinosamente.

Il bando ricerca brillanti (basta "brillanti" per un'armata di nerd che ha come voto più basso il 110???) professionisti laureati, al di sotto dei 35 anni, per un ambizioso, quanto ammirevole (meglio tardi che mai, dai-italia-dai), progetto di digitalizzazione della cultura.

Ormai ci sono abituata.
Tutti noi lo siamo.

Ma chi volete prendere in giro????

Questa è la prima frase che a me, e agli altri laureati cum o siienz laude, è passata nel cervello.

Allarme rosso gigantesca presa per il culo, FOTTITURA!!!, ripeto, gigantesca FOT-TI-TU-RA!!!!

E infatti, non è che ci metti poi molto a capire che ennesima figuraccia siano riusciti a fare.

Il bando è per un anno di FORMAZIONE.
Che poi, i professionisti trentenni, devono essere formati, si.
E' un pò come i parrucchieri che hanno fuori dalla porta il cartello: "Cercasi apprendista con esperienza".
Senza vergogna.

Ma Marta, basta con tutto questo acidume, che sei tu la prima sostenitrice del Long Life Learning.
Che ti iscriveresti domani ad un'altra facoltà.
O alla stessa, ma con un altro indirizzo, così, per essere più sadica.

Vero.
Ma non lo faccio, cazzaccio.
Perchè a trent'anni non ti puoi più permettere di non avere uno stipendio.

E, infatti, il MiBAC, ha pensato anche a questo.
Il contratto di formazione di un anno è pure retribuito.
Per 35 ore alla settimana 400 euro LORDI.

Che io poi me lo vedo un poraccio come me, che dice, massì, mò per un anno faccio la fame ma entro al MiBAc, mica da Mc Donald's.
Ma caro il mio trentenne illuso....ma che cazzo dici?!?!?!?
Il tuo discorso, come qualsiasi discorso su un qualsiasi stage, regge se quella formazione che tu fai (a titolo, ricordiamolo, quasi gratuito. A tal proposito il ministero sottolinea come non sia in alcun modo possibile fornire dei buoni pasto) ti viene ripagata, a fine stage, appunto, con un posto fisso(?) o con delle capacità che puoi rigiocarti sul mercato del lavoro.

Ma su che basi allora si fonda questo reclutamento di massa?
Poi prenderanno tutti?
Maaachecccccaaaaaaz?!?!?!?
...Beh...allora...i più meritevoli??
Maccchemmmminch??!?!?!

Nessuno.
Ma avrai un altro bell'attestato per pulirti il tuo sorry-ass.
E qui, l'inglese rende perfettamente.

Nessuna sicurezza, nessuna effettiva possibilità di rispendere le competenze acquisite.
Un anno della tua (inutile?) vita buttato nel cesso.
Con una pacca sulla spalla, se ti va bene, ti saluteranno e nessuno, due mesi dopo, si ricorderà più chi sei.
Sarai uno dei tanti.
E alla fine, tra chissà quanti anni, e quanti stagisti, la Bella Italia raggiungerà a fatica i suoi obiettivi di digitalizzazione del patrimonio culturale.

Il patrimonio umano, che vada pure a cagare.

lunedì 30 dicembre 2013

37_soffia che ti passa: secondi lavori dal guadagno facile. Come gonfiare un palloncino


Sabato sera.
Cena casalinga low cost con amici: birra per i più, takiflù per me, pizza e televisore acceso in sottofondo.
Inevitabilmente si finisce a parlare del lavoro che va e che viene, dell'impossibilità di riuscire a mettere via neppure quella parte che servirebbe ad accendere il mutuo che ti porterai comunque nella tomba, e, insomma, tutti quei discorsi pacco da presi male, quei discorsi che "...ai tempi dei miei, invece...", che neanche alla peggior bocciofila di plurinovantenni sentiresti raccontare.
Rassegnati al fatto che, quel bilocale in costruzione al di là della strada, trasformato per esigenze di mercato in un TRI, te lo vendono davvero a 375MILAEURO e che quindi proprio noncisonocazzi, ingurgiti i bocconi con una fatica tutta nuova.
E il fatto che non respiri, e che la testa sembra voglia esploderti (questa volta solo per il raffreddore), di certo non rende il tutto più piacevole.

In un momento di mesto silenzio, veniamo risvegiati dal coma da un rumore che proviene dalla tele, fino al quel punto totalmente ignorata.
E' un rumore un pò fastidioso, indecifrabile.
Alla tele, un tizio americano sessantenne, racconta della sua ossessione-da-palloncini tenendosene uno trasparente -la sua tipologia preferita- stretto tra le braccia, spesso accarezzandolo e, così facendo, provocando quel fastidioso rumore che ci aveva fatti girare tutti e quattro verso lo schermo.
Dopo i primi minuti di (nostra) confusione a riguado, il vecchio, con tono innocente, aggiunge che, si, la sua attrazione nei confronti dei palloncini è anche di tipo sessuale.

Maaaaacosacaaaaaaaz?!?!?!?!?!?

E niente, da lì ci si apre un mondo.

Con mia grandissima sorpresa non c'è una voce di wikipedia dedicata, ma ve lo spiego io, che è uguale...
Un looner è un tipo feticista dei palloncini.
Si tratta dell’eccitazione sessuale nel vedere qualcuno gonfiare un palloncino (in inglese balloon, da cui looner): osservare una bella donna soffiare, udire i suoi ansimi, l’alzarsi e abbassarsi ritmico del petto, insomma, la fisicità dell’atto, è il fulcro di tale spettacolo.
Aggiungete a questo la stimolazione sensoriale giocosa dei palloncini multicolori, il rumore del lattice sotto i polpastrelli e l’eccitazione di non sapere esattamente quando esploderà, e avrete una chiara idea del climax di cui i looners vanno ghiotti.

Tutto qui?
Si, cazzo!

Anzi, no!
Il nostro climax di incredulità tocca l'apice quando, ormai intrippati da 'sta fissa, troviamo che su e-bay, un palloncino gonfiato da una tipa è stato venduto a 90 dollari!
Novantadollaroni!!!!

Pausa.

Alzo lo sguardo verso Mapi e incrocio il suo, dritto nei miei occhi.

Avete capito.



Stamattina mi alzo, accendo il computer e mi trovo questo messaggio:














Ahahhahahhahah, mmmmmavveramente?!?!?
Rileggendolo mi piace farvi notare il passaggio in cui dice di fare questo lavoro da DECENNI, che, se ce ne ha 30, la tipa in questione, è già tanto.

Ma vabbè.
Il mondo è strano...
...o forse no.

Forse non è strano che per un attimo (o più di uno...) abbiamo pensato che, davvero, metterci a gonfiare e strofinare un paio di palloncini a sera non sarebbe stato poi così male, che ci avrebbe, senza alcun dubbio, potuto fruttare più di un secondo lavoro in piena regola; che alla fine non c'è niente di male, un video a gonfiare palloncini è sempre più decoroso di tanti autoscatti da bimbemikia che infestano giornalmente, inutilmente, le nostre bacheche di facebook...

E poi, niente, giro un attimo la testa prima di rileggere il tutto e cosa mi ritrovo sulla scrivania????


Segno del destino???


mercoledì 25 dicembre 2013

36_natale

Non vorrei passare per una di quelli che si devono per forza lamentare che il Natale è una festa di merda.
Io vorrei un casino sentire lo spirito natalizio, vorrei aver avuto giorni per andare a cercare regalini più o meno cazzuti per persone più o meno care, mi sarebbe piaciuto camminare per le strade col naso all'insù sorridendo per le luminarie, aver sentito un pò di magia nel fare l'albero (che, a differenza dello scorso anno, mi sono sforzata di addobbare e non abbandonare nello scatolone in un angolo della sala).
Mi sarebbe piaciuto sentire che qualcosa di speciale stava per succedere, un pò come quando si era piccoli.

Io c'ho provato, eh.
Ma niente.
Zero.
Anzi, vi dirò, qui va sempre peggio.

Forse che stare a lavoro fino alle otto del 24 fa passare un pò la poesia.
Forse che avere a che fare con gente che va in cerca di regali dell'ultimo secondo, per fare "un pensierino", parafrasi del concetto di non-c'ho-un-cazzo-di-voglia-di-farlo-sto-regalo-demmmerda e "maaaa...roba da meno non ce l'hai?", non aiuta...
Forse che, si, anche in questo post sono in premestruo....

...sta il fatto che tutto 'sto pressing per il Natale è stato, anche quest'anno, una vera sconfitta.
Coi parenti, poi, sembra che tutto debba ruotare solo e soltanto attorno a quanto puoi riuscire a mangiare.
Cioè, il successo del tuo (ma soprattutto del loro) natale è direttamente proporzionale a quanto tu riesca a mandar giù.
Fai felice il parentado se mandi giù.
Non mandi giù?
Delusione e profondo rammarico negli occhi dei tuoi commensali.

Altro da questo magico giorno?
Niente da dichiarare.

Detto questo, sappiate che ho cancellato una sbrodolata di rflessioni-da-pippe-mentali-hardcore che mi ero messa a scrivere ma che poi, vabbè, che ve lo scrivo affà...

Comunque è vero quello che mi ha detto una sciùra in negozio qualche giorno fa:
"il Natale dovrebbe cadere ogni 3-4 anni".
Tààààc.
Colto in pieno.
Quanta verità.

E, per concludere questo post inconcludente, visto che sono ancora in tempo: buon Natale a tutti.
Ma soprattutto ai presibene.
 

lunedì 2 dicembre 2013

35_ti farò mangiare la mia polvere: breve storia di un taccheggio sventato

L'ho beccato.
Ieri sera, finalmente, ho beccato il merda che mi fotteva quintalate di ciprie dal negozio.
Anche ieri sera ero sola, c'erano almeno 3 persone in negozio, zona cassa, io ero classicamente divisa tra una battitura, uno sconto, un pacchetto, uno scontrino e un campioncino da lasciare e....grazie a dio, la mia rinomata cecità, almeno questa volta, è stata smentita.
Alzo lo sguardo e vedo 'sto vecchio che arraffa a piene mani dalla mia zona trucco.
I miei cazzo di trucchi! Che sistemo autisticamente in modo che non ci siano fottutissimi e antiesteticissimi buchi! Io odio i buuuchi!!!

Horror vacui.
Sempre.

Mollo tutto e gli vado incontro, non ricordo cosa ho detto ma di sicuro gli ho ripreso quello che aveva in mano e lui, sfacciatissimo ha anche provato a dirmi: "..Eccchèèèè, sccctavo guardando iii colore, eccchenonzipuò???"
Io l'avrei preso a calci. Ma menato forte, eh.
Che aziendalista...mi meriterei l'indeterminato ad honorem.
No, soprattutto ora rodo perchè, dopo, come sempre, mi sono venute in mente mille frasi figata che avrei potuto dirgli.
Una battutina sulla sua seconda vita da viados che avrebbe giustificato il furto di tutto quel cerone non sarebbe stata male.
Poi, gli mollo in mano il catalogo e gli dico che così lì trova lì sopra, i colori.
E, anche qui, potevo aggiungere che doveva leggerselo bene, guardare bene i prezzi, e poi ci potevamo anche mettere a posto con tutto quello che mi aveva già portato via.

Cazzo, frasi bbbbomba, sprecate.
Solita questione di tempismo sbagliato.
La classica me, insomma.

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