mercoledì 27 marzo 2013

12_non essere all'altezza: rimbalzo da requisito fisico. e l'autostima s'impenna.

Che la disperazione lavorativa mi abbia portata a pensarne di ogni su come trovare un lavoro è cosa ormai risaputa, anche da voi.
Vi mancano però quei pensieri più estremi che sono rimasti solo nella mia testa perchè cassati immediatamente dal lume della ragione (tipo: ok. apro un negozio di vestiti per bambini. si. nella mia città che da anni è nel pieno della depressione più profonda ed è sull'orlo della distruzione totale. ok, anche no allora.) oppure, che si sono trasformati in rimbalzi ancor prima di essere vista per un colloquio.
Tra negozi che non avrei mai potuto aprire, professioni che non avrei mai saputo fare (più e più volte mi sono ritrovata a rimpiangere un bel corso professionale da parrucchiera), non chiedetemi come e perchè, ma sono finita anche a vedere e cercare tra gli annunci di personale di compagnie aeree.
Credo che un giorno io l'abbia buttata lì per scherzo alla madre del mio compagno che, avendo qualche problema a comprendere la mia autoironia, mi ha guardata con occhi pieni di speranza e mi ha detto: "SIII, Marta, SIII! Ma sarebbe bellissimo, a me sarebbe tanto piaciuto farlo, poi con quella divisaaaahhhh..."
Ecco. Appunto. Quella divisa da capo boyscout in colori improponibili che vanno dal beige cacchina di tortorella al blu che più eighties non si può, con intermittenze di bordeaux e verdone che solo a nominarli mi sta per venire un attacco epilettico.
Ma una dispero-disoccuprecaria ha l'entusiasmo facile.
Diciamo pure che le basta proprio un cazzo per prendersi bene se questo poi vorrà dire avere un lavoro.
Epppoi, dai, che lavoro.
Cioè, divisa. Vuoi mettere?!?
Avrei anche finalmente accontentato mia nonna, che, non so perchè, ma avrebbe sempre voluto che fossi andata a finire in guardia di finanza. "Si nani, così proteggi l'arte dai falsi e dai furti di opere...!".
Ahhh, il mio mondo da neolaureta in beni culturali si trasformava nella sua testa in un film di James Bond ad alto potere elettrizzante.
A me, sembrava solo una gran cazzata.
Comunque con la divisa un pregio ci poteva anche essere: non avrei mai dovuto pensare a cosa mettermi. Che sarei sembrata un insaccato con le scarpe della nonna, poco mi importava. Chi m'avrebbe vista poi! (da notare la disillusione della DP di fronte a possibili incontri di vita sociale extralavorativi e, di qui, la totale inutilità di avere un guardaroba)
Grazie a dio sapevo di essere troppo nana per poter guardare le posizioni come assistente di volo, ma mi accontentavo di quelle in aeroporto, tipo chessò, quelle che ti fan su le valigie col domopak...?!?
Poi un giorno, successone!
Vedo un numero impressionante di annunci per questa nuova linea di treni ad alta velocità che avrebbe collegato Milano, con Bologna e Roma. Stavano cercando un sacco di personale che avrebbe iniziato di lì a poco, con contratto di apprendistato seguito dal tempo indeterminato.
BOOOOMBA!
Questa è mia, compilo tutto, leggo tutto, rileggo tutto, invio, guardo commenti di altri candidati in blog vari e aspettoEspero.
Si, avevo letto PROPRIO tutto. Ma forse fingendo indifferenza su di un paio di requisiti fisici che...suvvia, iniziamo a vedere se mi rispondono.
E dopo circa 2 mesi, inaspettatamente, ecco la mail.
Ci sono talmente tanti candidati che si sono iscritti e che vogliono vedere, che la prima selezione avverrà in un'aula dell'Università Statale.
Maròòòò...! Figo dai, che ho da perd....noooo! Occazzo!
Vi copia-incollerei le tre righe di testo direttamete dalla mail se ormai non fosse andata perduta.
Per farvela breve, mi ricordavano che per essere ammessi era necessario avere un'altezza, se non ricordo male, di 1.62/65 e avere una buona vista, che non scendesse sotto le due diottrie (con correzione, quindi ammessi occhiali e lenti).
In grassetto si sottolineava come, una volta superata la prima selezione, si sarebbe dovuti necessariamente passare per una visita medica di tutto punto per verificare tali requisiti.

Per chi di voi non lo sapesse, il buon dio mi ha dotata di tanta simpatia ma ha avuto il braccino corto sull'altezza (che non raggiunge il metro e sessanta) e, soprattutto, sulle potenzialità del mio apparato visivo: ho da poco sfondato il muro delle sei diottrie che mi mancano e no, proprio non vedo una minchia, però ho decisamente un buon orecchio. Eh va beh, avrei potuto sentire comunque il fischio del treno da una stazione all'altra con facilità, ma EVIDENTEMENTE, tutte le cose che mi riescono bene, almeno per ora, non mi hanno certo aiutata nel mondo del lavoro.

Whatever...nevermind. Giusto?!?

lunedì 18 marzo 2013

11_rimbalzi degni di NOTA: anche le Major me le suonano...

No, tranquilli.
Non ho fatto le audizioni nè per Amici nè per X Factor...pochi sfottò!

Qui si parla di colloqui.
Roba seria, signori.

E' martedì 14 dicembre 2010 (DuEmilAdIeCi...capito?!?! maròòò!), ricordo un gran freddo, ricordo esattamente di essere vestita con un (l'unico?) vestito "grigio-da-colloquio-informale" con stivali neri ai piedi ed il mio immancabile accessorio da momento importante: l'herpes al naso.
Si, al naso.
Si, lo so, "ma l'herpes non viene sulle labbra?!?" gnìggnììgnnììgnnnììì e a me è sempre venuto sulla punta del naso perchè sono più simpatica, che ve devo dì?!! Ooooh.
Morale, si, vestita di tutto punto e cremina bianca in punta di naso, mi avventuro con un buon anticipo verso C.so Sempione 68.
L'annuncio era questo: CERCASI MUSIC HUNTER per CASA DISCOGRAFICA a Milano.
E sticazzi!
Lì per lì, quando fui contattata telefonicamente da Natalia, della reception, non ci volevo credere.
Lavorare nella musica...Marta, ma sssai chefffigata?!!?!
Metto giù il telefono, scarabocchio data e ora del colloquio sull'agenda e non riesco a togliermi il sorriso da beota che ho sulla faccia.
Poi, in un attimo di lucidità.....: ma che sarà mai 'sto MUSIC HUNTER?!?!?!?
Ma soprattutto....tu, gioia mia, cosa ne sai del mercato discografico melodic-pop italiano del momento??
Ohfffiga. O_O
Niente!
E via, a cercare di raccogliere info sugli ultimi cd di sbarbatelli della Casa in questione, in un compulsivo tentativo di associare ARTISTA-titolo ultimo album. Senza, per altro, grandi risultati.
Per una che ascolta i Led Zeppelin, incontrare la figura di Scanu è momento di estrema sofferenza. Ma per lavorare lì, questo ed altro. Giuustooo????
Giusto!
Visti gli scarsi risultati nel rielaborare la mia cultura italian-pop degli ultimi decenni decido di mettermi l'anima in pace e che l'avrei buttata sulla simpatia.

Arriva il giorno.
Arrivo al posto.
GIGANTE!
Si, fa un pò effetto...e poi col fatto di dover essere schedati, fatti dono di un badge da visitatore che mi è stato strappato brutalmente all'uscita (cazzo, volevo farlo vedere a mia nonna! ...come se mia nonna sapesse di cosa stessi parlando. ma avrebbe comunque fatto scena.) e poi ammassat....oh!

Oh, no, 'spetta!

Ma quanti siamo!?!?!

Ebbene si.
Colloquio di gruppo.

Cerco una faccia simpatica nel gruppo, la trovo, mi presento e lei, gentilmente, mi fa notare che sono sporca di caffè sul naso.
...

Non c'è niente da ridere!!!!!!!!!!

Ci fanno accomodare in una sala riunioni con un tavolo ovale.
Dopo il primo momento di caciara, tra chi rideva e cercava di socializzare con anche le sedie (tipo la sottoscritta) e chi se ne stava zitto zitto in disparte, arriva un momento di gelo e silenzio.
Saremmo stati in 15.
Saremmo stati lì dentro da almeno 20 minuti.
Il sospetto cresce...
Che forse il selezionatore era in mezzo a noi?!?!?!?!?!
TA TA TAAAAAAAAAAAAA.

Iniziano i totoselezionatore e gli sguardi diffidenti.
Qualcuno mi addita a selezionatrice.
Controbatto. Ma state scherzando, vero?!?!?
Ci accaniamo tutti contro un tipo ben vestito che dice di arrivare da Dolce e Gabbana (sempre in mezzo alle palle nella mia vita, quei due...pfff...)...ma che cacchio fai qui se lavori da dìengì?!?

Dopo una mezz'oretta entra LA selezionatrice.
Sembra un mastino. Tipo, uguale.
Inizia il giro di presentazioni, tra solite frasi masticate e rimasticate, sorrisi di circostanza e il timore che mi chieda che album ho in casa e quale sia il mio artista preferito.
Per fortuna non sono la prima e la domanda-bbbomba se la deve smazzare uno che, con tanto di cappello, sa anche rispondere egregiamente.
"Quali artisti della nostra casa ascolti?""
GULP.
Brivido sulla schiena.
Io sarei corsa via sbattendomi la porta dietro le spalle.
Marta, senti, ricordati, ricordati i nomi, daicazzo, daicazzzzoooooo!

Morale della favola, sopravvivo al giro di presentazione/parlamidite e, in verità, essendo pure tra le ultime ho notato il suo palese disinteresse in quello che dicevo (avrei sempre la tentazione in questi momenti di dire parolacce a muzzo in mezzo alle frasi per testare l'attenzione, ma non ho mai osato...almeno fino ad ora eh...).
Le mie aspettative crollano quando ci rivela che lì, c'è bisogno di gente che ami il gusto del pubblico, perchè, oggi come oggi, -testuali parole- le major non sopravviverebbero se si concentrassero a "scovare talenti"...
Non siamo mica più negli anni '80.

E non dirlo a me.

Come un flash ritorno al momento di caciara iniziale dove, insieme ad altri illustri rimbalzati, sparlavo del povero Scanu, di cui vorrei condividere con voi la pettinatura e raccoglierci in un minuto di silenzio:

 
No, la selezionatrice tra noi non c'era, ma molto probabilmente delle telecamere sì.

Finisce così la mia scalata a una delle 4 Major italiane.
E, per non farmi mancare nulla, ho deciso di farmi rimbalzare anche da un'altra.
Ma questo, come potete immaginare, ve lo racconterò un'altra volta.

lunedì 11 marzo 2013

10_scene da un (primo) colloquio

Dopo un post un pò pacco devo necessariamente ritirarvi su il morale.

Mi sono capitate tra le mani le vecchie agende e sono subito andata a sbirciare tra le pagine finali, dove, come una brava bambina affetta da disturbi ossessivo-compulsivi appunto (o meglio, appuntavo, perchè erano annunci che mi interessavano e valeva la pena di segnare...oggi questo non accade più purtroppo), ma comunque, dicevo, appuntavo tutte le offerte di lavoro a cui mi ero iscritta.
Bei tempi quelli in cui ancora c'era qualcosa a cui rispondere e in cui sperare.
E che poi, udite udite, poteva anche essere che ti chiamassero per un colloquio!
Siiiii! Un cooll-lllo-quiii-o.

E di colloqui oggi vi voglio parlare.
Perchè, almeno per quel che mi riguarda, il colloquio è sempre stato fonte inesauribile di ansia e stress.
Figuriamoci poi quando si parla del PRIMO vero colloquio e, quando questo primo-vero-colloquio lo devi sostenere da Dolce e Gabbana.
Si. Io.
Da Dolce e Gabbana.
Fa già ridere così, lo so.

Ma grazie a dio ero una fresca (e asciutta...) neolaureata, col mio bel vestito di laurea da venditrice di enciclopedie ancora sistemato nell'armadio e via, che il grosso l'avevo già risolto.
Io sui tacchi non ci sono mai stata (credo che la taccazza del boot stile texano non conti quando si parla di veri tacchi, scarpe strette che ti maciullano i piedi e che mettono in discussione la tua capacità di stare in equilibrio -vero- nel mondo che ti circonda), ricordo di aver indossato quelle scarpe alte solo per il giorno della suddetta laurea, ma l'angoscia che mi pervadeva in quelle ore ha fatto si che mi dimenticassi presto del dolore agli arti inferiori del mio corpo.
Ora mi toccava indossarle di nuovo, non solo come un accessorio mentre discuto la mia tesi seduta sulla punta di una sedia imbottita, ma...per CAMMINARE!!!
Immaginate il trauma: essere vestita come non ti sei vestita mai, arrancando su vertiginosi (si, per me erano comunque vertiginosi!) tacchi, ingessata in quella giacca e impaurita dall'ambiente patinato.
Ricordo che riuscì ad accompagnarmi in macchina quella buon'anima di mio padre.
Credo che se fossi andata in treno non avrei mai raggiunto viva la reception.
Ricordo di essere entrata da due gigantesche porte scorrevoli e di essermi subito sentita stra intimorita da questo arredamento minimal tutto in nero lucido.
Mi dicono di accomodarmi e di attendere lì le selezionatrici. "LE"?!?!!
Uhm, occchèèèèi.
Sprofondo goffamente in una poltrona in pelle. Cerco di stare con la schiena dritta ma checccazzzo di fatica! Dritta, Marta! L'ascensore potrebbe aprirsi da un momento all'altro! Stai DRITTA. Noooo! Non così dritta che sembri avere un palo in culo, dritta-giusta!
Le scarpe! Non afflosciare le scarpe ai lati, che ci manca che ti parta un tacco...! Sù con quei talloni!
E fai qualcosa perdio! Che sembri una babbazza! Prendi qualcosa, leggi qualcosa, fai qualcosa!!!
Ma con disinvolura, eh. Che stanno per arrivare.
Quello fu il primo momento-merda di tutta la mia vita da candidata.
Avevo già capito che sarebbe satata dura. Moooolto dura.
Dannati momenti-mmmerda.

L'ascensore si apre, arrivano due tizie tutte in nero, ma sorridenti.
Incrocio le dita e prego di arrivare incolume alla porta dell'ascensore in due falcate.
Ce la faccio, stringo la mano ad entrambe e la porta dell'ascensore si chiude.
Claustrofobia, ansia, senso di inadeguatezza. Il tutto compresso per soli due piani, e meno male...
Quello che segue, ahimè, è solo il primo di una serie di amari rimbalzi che costellano la mia vita da disoccuprecaria.

Sarebbe stato un posto fighissimo, avrei lavorato nella comunicazione, mettendo mano alle pubblicazioni, alla pubblicità e tenendo i contatti con l'America.

Ma poi ho deciso di rifiutare.
Il mio vero sogno è sempre stato quello di aprire un blog che raccontasse rimbalzi e avventure lavorative tragicomiche.
E da lì ho iniziato ad appuntarmele.

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