lunedì 22 luglio 2013

25_l'agenzia/2: epilogo

E venne il giorno.

Piena di speranza, citofono.

Entro.
              Scendo.
Apro.

Voglio richiudere e andarmene, ma non posso.

Tutto era ESATTAMENTE come il mese precedente. Stesso casino, stessa polvere, stesse facce noncuranti del bordello circostante.

Moltobene.

"Mettiti comoda...!" - ...ma mi prendi per il culo?!??!???

Mi saluta poi una ragazza che avevo intravisto anche il giorno del colloquio, è lei che se ne va e che dovrò sostituire.
Mi ci siedo di fianco e capisco già dal suo sguardo, sotto il sorriso cortese, che non mi invidia per un cazzo. Ma proprio un cazzo.
Davanti a noi una scrivania con un portatile quasi sommerso da scontrini, bigliettini, fogli, cartacce e, sulla destra, faldoni strabordanti di documenti stavano impilati lì da chissà quanto tempo.
Già.
Ma non si erano APPENA trasferiti???

Marta, non è il momento.

"...ecco, vedi...qui ci vanno le fatture, qui quelle non ancora pagate, poi dovresti farti tu uno schema per star dietro eventualmente ai recall per i pagamenti, poi ricordati di chiedere sempre a tutti gli scontrini, che non sempre te li danno, che poi metti qui...però, no, allora qui ci sono le cose della banca, ecco...tipo qui vai per pagare i ragazzi (MA! Io?!?), ecco, qui trovi il contatto per organizzare i viaggi e...si, qui ci sono un pò di numeri di telefono utili...."

"...eh, lo so...lo so...." -aveva perfettamente letto ogni singola imprecazone nella mia mente.

"...ora, io dovrei affiancarti...è solo che...non mi pagano per farlo e io ho già fatto fin troppo...quindi, io vado...magari ci sentiamo nei prossimi giorni e vediamo se riusciamo a incrociarci di nuovo...."

Oh-vaccammmerda.

Il mio primissimo compito è stato questo: cercare di recuperare una fottutissima e costosissima (nonchè nuovissima) Canon professionale, lasciata sbadatamente su un volo NY-Orlando dal capocchia, durante un viaggio di piacere con la famiglia.
"Marta. Non ho la più pallida idea di che cosa si possa fare. Pensaci tu. Rivoglio la mia macchina".

Ho passato il mio primo pomeriggio telefonando a tutti i fottuti aeroporti d'america, parlando con tutti i cazzo di lost&found e segnandomi lunghissimi codici che poi, a quanto mi ricordi, non mi sono mai serviti a una mazza.
Ovviamente la canon non venne mai più ritrovata.
Ma nuovi e ben più stimolanti compiti battevano alle porte del mio nuovo lavoro.
Gli scatoloni.

"Marta. Vedi. Tu e lui ("lui" è un'altro caro ragazzo che lavorava lì e no, se ve lo state chiedendo, no. anche lui adesso non ci lavora più) dovete aprire, visionare, dividere e risistemare tutte le cose che troverete là, dentro a quegli scatoloni. Laggiù dividete i macchinari e il resto lo mettete da qualche parte, che ne so. Non ho la più pallida idea di cosa ci possa essere. Fatelo".

Se voleste passare da quelle parti credo che possiate avere altissime probabilità di trovare le cose come le abbiamo lasciate io e "lui", prima di desistere. Prima che un altro impellente compito ci venisse richiesto.

"Ma dove mangiate??"
Non c'era traccia di un angolo-cibo, tantomeno di un frigo o di un microonde.
Al che, al capo, venne l'idea che io, "lui" e la povera ragazza che se ne doveva andare ma che, in qualche modo, riusciva sempre a venir ricatturata nel vortice dell'agenzia, dovessimo comprare e montare il nostro angolo cucina.
Le mansioni di carpenteria si alternavano a uscite per procacciarci, non solo il cibo, ma addirittura il tanto agognato microonde, che IO obbligai a comprare.
Ricordo ancora come fossei ieri il piacevole trasporto del microonde in metro e poi a mano, fino all'ufficio dai nostri due poveri corpi agonizzanti.

Arrivò il momento dell'organizzazione dei viaggi di tutto il team (circa 15 ragazzi) per le sfilate aaaaalll around the world. Yeah. Sessioni infinite di telefonate col povero tipo dell'agenzia viaggi che alla fine avrà avuto un esaurimento.

Poi il cellulare aziendale.
Sissì. Figata. Proprio.
Soprattutto se ti si mette a squillare senza sosta alle 4 di notte, rischiando di farti venire un infarto e poi, rispondere, tra il sonnambulo e l'impanicato, per sentire, dall'altra parte, solo dei rumori di sottofondo e nessuna risposta.
"Marta. Eh, mi dev'essere partita una chiamata da NY".
Eh beh, certo.

Un altro impagabile momento è stato quello del primo contatto telefonico con la banca.
Per chiedere dei soldi o di sbloccare non so che carte, o forse tutte e due le cose insieme, che, visto il posto, mi sembra la ricostruzione più plausibile.
La tizia dall'altra parte del telefono, appena mi presento con voce pacata e un pò imbarazzata (si, perchè non è che avessi molto chiaro quello che dovevo chiedere...), mi fa: "Ma lei chi è??"
"...eeeh, sono nuova...veramente io..."
"...ah è nuova?!? Sa cosa le dico? Io fossi in lei me ne andrei immediatamente da quel posto, immmediatamente!".

Era il mio day-2.

Poi niente, da tutte queste esperienze ci sono anche belle cose che porti a casa, le persone che conosci, ad esempio. Sdrammatizzare è fondamentale, farlo in compagnia è molto meglio.
Io, dopo il mio day-2, ho avuto serie difficoltà a sdrammatizzare, ma vabbè.

E poi l'esperienza da fare almeno una volta nella vita: ho visto e vissuto (ragazzi, con back stage annesso e come special guest il vecchio Karl, micacazzi...) la mia prima ed ultima sfilata di moda.

Che una può bastare.





2 commenti:

  1. E adesso vogliamo il film "Il diavolo veste Prada 2"


    dai dai.....

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  2. Ahahahah!!!
    Ehhh, purtroppo sono rimasta troppo poco per fare un intero film...un corto però ci uscirebbe! :D

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