martedì 10 settembre 2013

29_rimbalzi patinati: a corte dal re

Nel breve periodo della vita di ogni laureato che gira attorno a quei dodici-mesi-dalla-laurea, che lo insigniscono automaticamente dello status di "neolaureato", il suddetto sembra essere al centro del mondo lavorativo.
Sembra che ogni offerta di stage e di lavoro sia rivolta proprio a lui.
Sembra che tutti vogliano trovare TE: brillante, umile, sveglio, con tanta voglia di fare, di mettersi in gioco e bla bla bla.
Poi, senza che tu te ne renda conto, inizi a non avere più alcun tipo di riscontro: si certo, la crisi.
Ma ragazzo, dacchè scatta il tredicesimo mese, tu non sei altro che un banale laureato.
Se eri brillante, hai di certo smesso di emanare abbastanza luce per richiamare la loro attenzione.
Fattene 'na ragione.

Ma non vorrei farvi pensare ad un post pacco.
I post pacco sono come una ragazza in carne in lizza per un posto di receptionist per una società fighetta: decisamente fuori luogo.

In quegli splendidi mesi da neolaureata ho avuto un sacco di bei colloqui (o meglio, di colloqui in bei posti), che, ovviamente, sono finiti in nulla, se no non sarei qui a raccontarvi i cazzi miei...ma a fare ape pettinati all'arco della pace.
Il primo ve l'ho già raccontato qui, e per chi se lo fosse perso, consiglio vivamente di andarsi a fare due risate alle mie spalle.

Ma veniamo a noi.

Ottobre 2008.
Vengo contattata da Umana per un colloquio: la descrizione della posizione a cui mi ero candidata non mi era del tutto chiara, ma dal mio fiuto (che muoveva allora i primi passi -o sniffi?- nel mondo degli annunci di lavoro), sentivo che c'era qualcosa di sostanzioso dietro quel misero: "cercasi assistente commerciale per importante showroom "....
Nel bel mezzo di una interessantissima master-lezione di iconologia e iconografia (no, ma che cazzo vi ridete? Era davvero interessante!), mi vibra una chiappa.
Il cellulare!
Il colloquio!!!
Prendi l'arte e mettila da parte, soprattutto se ti chiamano all'improvviso da un'agenzia di selezione.
Alla tizia andavo bene, poteva finalmente svelarmi da chi sarei andata a fare il secondo colloquio.

Ragazzi.
Sua maestà del grigio e dell'eleganza: nientepopòdimenocheeee Re GioVgio!!!
Micacazzi.

Dall'esaltazione al panico più logorante in meno di trenta secondi: e adesso che cazzo mi metto?!?!??!?

No, ma state scherzando??? Potete minimamente immaginare che cosa possa voler dire essere chiamati in udienza da re GioVgio in meno di una settimana e non avere NIENTE da mettersi?!?
Si, perchè, gioie mie, quando ero andata dal duo del fashion, l'anno prima, ancora entravo nel mio vestito di laurea e quella maglia fuxia sotto la giacca, se per loro poteva andare, mi avrebbe sicuramente schifato la corte del re, abituati a quell'eleganza-da-grigio medio.
E poi, diciamocelo, che il punto fondamentale è proprio questo: ma che merda ne so io di moda?!??!?
No perchè, qualcosa mi diceva che la prima impressione sarebbe stata quella che avrebbe deciso le mie sorti. Ancor prima che io avessi potuto aprir bocca.
 Il sotto era la parte più facile da sistemare: pantalone nero, non troppo elegante, non troppo easy, con scarpa dal tacco medio, non troppo bassa, non troppo alta, dato che comunque avrei avuto ugualmente dei problemi deambulatori sopra il tacco 5.
Il sopra doveva essere necessariamente: camicina carina, non troppo vistosa, non troppo sfigata, sotto giacca nera, ovviamente non troppo ingessante e non troppo ccciòvane.
'Na cazzata, in pratica.

E venne il giorno.

Degne di nota le ore pre-colloquio: dalla vestizione (con minuzioso tentativo di rimozione di ogni singolo pelo felino presente sui capi indossati, una partita persa che si conclude sempre con il mettere in borsa la spazzolina appiccicosa e rimandare il problema al più tardi possibile), al viaggio in treno da buona pendolare, con la speranza di non sederti su una cicca o non essere riconosciuta da nessuno dei tuoi amici, fino all'arrivo in zona, con conseguente strizza, movimenti di pancia imbarazzanti e la consapevolezza di muoverti legiadra e a tuo agio nello spazio come una foca obesa ad un vernissage modaiolo.

Il posto poi aiutava a rilassarsi.
L'ingresso, piccolo pertugio tra due enormi blocchi di cemento, sembrava l'entrata di una prigione di massima sicurezza, e infatti, pure lì, a presidio, c'era un signore in divisa che aveva l'aria di non voler ricambiare il mio sorriso abbozzato quando, con un filo di voce, gli chiedo dove sarei dovuta andare.
Mi scortano a una sala d'attesa.
Supero un grosso salone grigio, salgo delle scale ipermoderne (tutte cemento e grigio) e mi fanno accomodare (si fa per dire...) su dei divanetti in pelle. Grigi.
Io avevo una camicia grigia.
Marta, sei sul pezzo. Questo propro non te lo toglie nessssssuno.

Io, che sono animale sociale, tendo sempre a molestare i candidati che trovo in attesa con me, massì, per stemperare l'ansiella.
Al mio fianco c'era una ragazza magra magra, con la faccia tutta tirata e serissima.
Le sorrido e la convinco a scambiare due parole.
E' super in tensione perchè arrivava da un colloquio da P., e lì l'avevano trattata malissimo.
Bene.
La rassicurazione che stavo cercando. Le giuste parole per passare questi interminabili minuti.
Da lì in avanti ho preferito il silenzio.

Arriva il mio turno.
Entro, decisa stretta di mano, sorriso a cinquanta denti, mi siedo e...non so come cazzo sedermi per non sembrare ingessata o, in alternativa, un sacco di patate.
Il segreto è il culo in punta di sedia. La ricerca di un equilibrio fisico e mentale.

E' passato così tanto tempo che non ricordo moltissimo di quel primo colloquio.
Ricordo comunque di essere stata messa inaspettatamente a mio agio, ricordo di aver raccontato le mie scelte di studi, il mio carattere, che cosa pensano di me i miei amici (?!?) e risposto piuttosto egregiamente a classiche domande adesso-ti-metto-in-diffcoltà.

Due giorni dopo mi richiama l'agenzia: il colloquio era andato bene!
Ero felicissima!!!
Dovevo però presentarmi ad un secondo step.
E via in loop, con le classiche menate da outfit!

Il secondo colloquio va, questa volta alla tizia HR si è aggiunto un tipo.
La tizia mi invita a ridire quello che, la prima volta, avevo già detto a lei.
Occazzo. Vorrà mica vedere se le versioni dei fatti concidono?!? Ahahahhahhhah.
Ma lì per lì, non è che avessi molta voglia di ridere...

Con mia immensa incredulità due ORE dopo il colloquio, Umana mi richiama per dire che ero piacuta molto anche al tizio nr.2, e che avrebbero voluto fare al più presto un ultimo colloquio (cioè, anche l'agenzia sperava potesse essere l'ultimo...!).
Yeeeehhhh!!!!
Ma che te ridi che hai finito le giacche?!?!?!?
Merda!!!!!!

Faccio anche quest'ultimo colloquio, tutti sorridenti, tutti felici, io incredula ma speranziosa: edddaiiii!!!!
Ormai ero di casa, l'ultima volta ho pure salutato spavaldamente il tizio all'ingresso, dicendo tipo "vado eeeh...". Che cogliona!!!

Mi richiama la ragazza dell'agenzia, era felicissima per me. Io di più.
"Quindi è andato bene?!? Ci siamo???", le chiedo.
"Eh, sembra proprio di si, ora devono mandarci solo il contratto. Appena ce l'ho ti chiamo!"
Non mi era mai capitato di assaporare quel momento.
Era una sensazione inebriante, bellissima, incredibbbbile, come camminare a due spanne da terra.
Allora è così che ci si sente quando vieni SCELTA.
Proprio tu.
E per di più, in un posto davvero bello. Chissà quanto avrei imparato. Dei culi e del mobbing ancora non ci volevo pensare. Era il mio momento di gloria, cazzaccio!
Si, ciao, no, scusa, lavoro da GioVgio. Sai com'è...

Suona di nuovo il cellulare.

"Marta... ....."
"SI!!!!"
"....ecco. Non so come dirtelo..."
A cazzo di cane, così, forse?!?!
 "...noi non sappiamo come sia potuto succedere....eravamo in attesa del contratto...poi l'azienda...poi, c'hanno chiamato dall'azienda e...e ci hanno detto che avevano trovato direttamente loro una candidata da inserire...mi spiace molto...a volte purtroppo capita...beh...a noi non era mai capitato....mi spiace".

BOOOOM!

Per la verità, quindi, non ho mai assaporato quel momento.
Non sono mai stata veramente scelta.
Sono capitata in posti e sono andata bene. Per il momento, finchè "contratto in scadenza non ci separi" e roba così.

Per la cronaca, ricapitai a corte qualche anno dopo, per uno stage nell'ufficio stampa.
Lì si che avrei dovuto avere paura.
Fiiùùùù, meno male che non m'hanno preso...

That's all folks!

3 commenti:

  1. Mi hai fatto morire dal ridere...Se non ci fosse da piangere.Complimenti x il blog!io sono esperta di "rimbalzi" nelle banche...un giorno racconterò!baci:-)

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  2. Cara compagna di rimbalzi, grazie mille!!!
    Quando vuoi raccontami, le banche a me mancano!
    Mal comune...come dicono?? ..stessa sfiga, giusto?!? :D
    Baci!

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  3. se vuoi leggere sul mio blog ho descritto un po' la selezione che mi ha portato al mio lavoro precario in banca!
    http://daydreamermum.blogspot.it/. Ciao;)

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